Sapevi che quando si fa riferimento al diabete sarebbe più opportuno parlare di diabete mellito? La parola “mellito” deriva dal termine latino me-llītu(m), ovvero dolce come il miele, con riferimento al fatto che chi è affetto da diabete presenta un elevato livello di zucchero sia nel sangue che nell’urina. Pur trattandosi di una malattia cronica, se stai leggendo questa pagina, non farti prendere dal panico.
Anziché avere paura del diabete, capiremo cos’è e come gestirlo. Perché sì, è possibile gestirlo: con i dovuti controlli e seguendo un’apposita terapia potrai tranquillamente convivere con il diabete, senza eccessivi disagi. Partiamo quindi con questo contenuto per esplorare nei dettagli questa patologia, per capire come domarla nel miglior modo possibile sempre seguiti dal nostro medico e da analisi affidabili (fonte: SID).
Il diabete è la patologia metabolica più nota tra tutte quelle che possono interessare gli esseri umani. Esso può essere definito come una malattia cronica che, a causa di una anomalia nel funzionamento o nella quantità di insulina, determina una situazione di iperglicemia, vale a dire un incremento di zucchero nel sangue (fonte: ISS).
L’insulina, lo ricordiamo, è un ormone che ha un compito di primo piano nel regolare il livello della glicemia: essa viene prodotta dal pancreas e serve a mantenere stabile la concentrazione ematica di zucchero. Nel momento in cui tale meccanismo subisce un’alterazione, nel circolo del sangue si accumula più glucosio del dovuto (fonte: SID).
Il diabete di tipo 1 coinvolge circa 1 diabetico su 10, ma allo stato delle conoscenze attuali non si sa ancora quale sia la sua origine: sappiamo solo che è una malattia autoimmune: è, cioè, una patologia causata da una reazione immunitaria che l’organismo dirige contro se stesso.Per intenderci ciò si verifica quando il sistema immunitario attacca le cellule sane invece di proteggerle da eventuali agenti patogeni.
Nella maggior parte dei casi il diabete compare in giovane età, già nel corso dell’infanzia o comunque nell’adolescenza.
In questa forma di diabete è peculiare la presenza nel flusso ematico di anticorpi diretti contro gli antigeni che si trovano nelle cellule del pancreas che sintetizzano l’insulina. Il sistema immunitario, in altri termini, arreca un danno alle cellule da cui dipende la produzione dell’ormone deputato a regolare la quantità di glucosio nel sangue. Ne consegue che l’organismo non è più in grado di produrre l’insulina: essa, pertanto, deve essere iniettata nel corpo umano giorno dopo giorno.
Ma che cosa accade esattamente? Durante una normale risposta da parte del sistema immunitario nei confronti di agenti infettivi comuni, si attivano degli anticorpi che vengono prodotti dal corpo umano e che sono diretti contro le beta cellule deputate alla produzione di insulina. Si ha a che fare, pertanto, con una risposta immunitaria alterata, per effetto della quale le cellule del pancreas vanno incontro a una graduale distruzione: ecco perché non si può più produrre l’insulina, e la malattia diabetica si scatena.
La velocità con la quale le cellule del pancreas vengono distrutte cambia da persona a persona. Questo vuol dire che in alcuni soggetti la malattia può insorgere in tempi rapidi, come avviene nei bambini piccoli e negli adolescenti; sono più lunghi, invece, i tempi nelle persone adulte. Per questo secondo caso si usa l’acronimo LADA, cioè Late Autommune Diabetes in Adults: si tratta di una forma rara e particolare di diabete 1.
Si sospetta che il danno a carico del sistema immunitario dipenda da cause ambientali o sia correlato a regimi dietetici sbagliati; non si può escludere, però, la responsabilità dei fattori genetici. Ricerche effettuate su gemelli monozigoti hanno consentito di verificare che la probabilità che tutti e due i gemelli si ammalino di diabete di tipo 1 può toccare il 40%; nel caso dei fratelli non gemelli, invece, tale probabilità non supera il 10%.
In 9 casi su 10, una persona ammalata di diabete ha a che fare con il diabete di tipo 2. Anche in questo caso non è ancora conosciuta la causa, ma quello che è sicuro è che si possono verificare due circostanze:
In ogni caso la conseguenza è un aumento del livello di glucosio nel sangue. Il diabete di tipo 2, tuttavia, non è insulino-dipendente in quanto non è necessaria una somministrazione di insulina, che risulta invece vitale per i soggetti affetti da diabete di tipo 1.
La patologia nella maggior parte dei casi si palesa dopo i 30 o i 40 anni di età, e sono diversi i fattori di rischio che possono favorire la sua insorgenza.
La familiarità per diabete di tipo 2 è uno dei principali fattori di rischio, ma influiscono anche il sovrappeso, la mancanza di esercizio fisico o l’appartenenza a specifiche etnie. In 4 casi su 10, i soggetti che hanno il diabete di tipo 2 hanno fratelli o genitori che sono colpiti dalla stessa patologia; è di quasi il 100% la concordanza nei gemelli monozigoti. Questo lascia pensare che vi sia una componente ereditaria molto forte per tale disturbo.
In molte circostanze succede che il diabete di tipo 2 rimanga non diagnosticato per diversi anni: ciò succede perché lo sviluppo dell’iperglicemia è graduale. Esso, nei primi tempi, non raggiunge un livello tale da generare i sintomi tipici della malattia. Così, quasi sempre la diagnosi di diabete di tipo 2 avviene in maniera casuale.
Come per il diabete di tipo 1, anche per questa tipologia di diabete ci sono forme rare, con un esordio giovanile: indicate con la sigla MODY, che sta per Maturity Onset Diabetes of the Young, si caratterizzano per essere causati da rari difetti genetici che si riscontrano per i meccanismi di azione dell’insulina intracellulari (fonte: GIDM).
A parte queste eccezioni, però, è con il passare degli anni che cresce il rischio di ammalarsi di diabete di tipo 2, a maggior ragione nel caso in cui si segua uno stile di vita sedentario o si sia obesi. Ciò vuol dire, comunque, che è possibile mettere in atto delle strategie di prevenzione primaria, sotto forma di interventi che consentono di contrastare la comparsa della malattia. Si tratta di modificare il proprio stile di vita sia per ciò che concerne l’esercizio fisico, sia sotto il profilo nutrizionale.
Se qualcuno dei tuoi familiari è affetto da diabete di tipo 2 non esitare a parlarne con il tuo medico di famiglia per farti consigliare tutti i controlli del caso e il giusto stile di vita da adottare. Non dimenticare che, a prescindere o meno dalla positività alla patologia in oggetto, una regolare attività fisica e un regime dietetico equilibrato sono fondamentali per il tuo benessere.
Un particolare tipo di diabete è il diabete gestazionale. Esso corrisponde alla situazione nella quale viene riscontrato un alto livello di glucosio in occasione di una gravidanza: sperimentano tale condizione circa 4 donne su 100.
Si parla di diabete gestazionale sempre, indipendentemente dalla tipologia di trattamento a cui si ricorre: a volte può essere sufficiente intervenire sulla dieta, mentre in altri casi nasce la necessità di usare l’insulina. In questa seconda eventualità, sia la futura mamma che il feto devono essere sottoposti a controlli più frequenti.
Le probabilità di ammalarsi di diabete gestazionale sono più elevate per le donne obese o comunque in stato di sovrappeso, per le donne con almeno 35 anni e per le donne che hanno una storia di familiarità per il diabete in parenti di primo grado. Anche l’aver già patito una situazione di diabete gestazionale per le gravidanze precedenti che l’appartenere alle etnie del Medio Oriente, dei Caraibi e dell’Asia meridionale (le più a rischio) sono fattori che aumentano la predisposizione ad ammalarsi.
I sintomi del diabete sono correlati all’iperglicemia e al livello di tale condizione. Una forma di iperglicemia grave, per esempio, può dare origine a effetti molto debilitanti e intensi che colpiscono l’organismo.
I sintomi del diabete di tipo 1 sono i seguenti:
Un’altra condizione tipica di questa patologia è la cosiddetta polifagia paradossa: si tratta della condizione che determina un incremento della sensazione di fame e, di conseguenza, delle dosi di alimenti consumati, a dispetto di una perdita di peso evidenziata dalla bilancia.
I sintomi del diabete di tipo 2 sono gli stessi del diabete di tipo 1, eccezion fatta per la perdita di peso. In effetti, in molte circostanze le persone che soffrono di diabete di tipo 2 hanno la tendenza a ingrassare e sono obese. Questa malattia, però, può dare origine anche ad altri sintomi, tra i quali la lentezza nella guarigione dei tagli, l’offuscamento della vista, frequenti infezioni della vescica, della pelle o delle gengive e sensazioni di intorpidimento e di formicolio dei piedi e delle mani. A volte, i sintomi caratteristici del diabete di tipo 2 si possono non manifestare.
Sono poco evidenti, invece, i sintomi con i quali si manifesta il diabete gestazionale, che proprio per questo motivo in molti casi passa inosservato. Ciò non vuol dire che lo si possa sottovalutare, dal momento che sia la mamma che il feto possono patire implicazioni mediche di non poco conto. Il diabete gestazionale comporta un eccesso di glucosio nel flusso ematico che può essere accompagnato a un aumento dello stimolo della minzione, a un ingiustificato incremento della sete e a una sensazione costante di stanchezza.
I disturbi alla vista e le frequenti infezioni sono ulteriori segnali da prendere in considerazione: il riferimento è, in particolare, alle candidosi e alle cistiti. In teoria il diabete gestazionale provoca anche la nausea e il vomito, che però sono tratti peculiari di qualsiasi gravidanza, almeno nelle sue fasi iniziali.
Tra i bambini la forma di diabete più comune è quella di tipo 1, che, come abbiamo trattato all’inizio della pagina, comporta una mancanza completa di insulina. Nel nostro Paese, il diabete mellito di tipo 1 è piuttosto raro, con un’incidenza di circa 8 bambini su centomila. Le femmine sono più esposte al rischio rispetto ai maschi, in misura 5 volte superiore. Una particolare predisposizione genetica sembra caratterizzare le persone che vivono in Sardegna, dove l’incidenza annua è maggiore di 5 volte rispetto a quella italiana.
Se hai notato che il tuo bambino va più spesso in bagno o che manifesta una sete insolita, senza farti prendere dal panico, parlane con il tuo pediatra di fiducia. Una volta analizzati i valori della glicemia, potrai, qualora gli sia stata riscontrato il diabete di tipo 1, iniziare una cura ad hoc. Non dimenticare che i bambini diabetici possono svolgere le medesime attività dei coetanei che non hanno il diabete: aderendo in maniera corretta alla terapia, la loro vita non subirà stravolgimenti!
I bambini, comunque, possono essere interessati anche da forme di diabete differenti: il MODY, per esempio, è una forma genetica familiare, mentre il diabete di tipo 2, pur essendo caratteristico dell’età adulta, sta diventando sempre più frequente anche tra i bambini. Non vanno dimenticati, poi, i casi in cui il diabete è secondario rispetto ad altre patologie, come per esempio le malattie endocrinologiche, e quelli in cui è correlato alla somministrazione di una terapia a base di cortisone cronica.
Vale la pena di ribadire che al momento non vi sono certezze a proposito della causa del diabete di tipo 1, anche se le ipotesi più studiate sono quelle che chiamano in causa i fattori ambientali e quelli genetici, a causa della tendenza all’ereditarietà.
Le previsioni a proposito della diffusione del diabete non sono per nulla rassicuranti: si prospetta che entro i prossimi 5 anni in tutto il mondo ci saranno 350 milioni di malati. Numeri che fanno pensare a una pandemia vera e propria. Il problema è che il diabete non viene ancora considerato, nell’opinione comune, una malattia di cui preoccuparsi: lo fanno solo 3 persone su 100. Risultano molto più temute patologie come l’ictus, gli infarti e le neoplasie.
Eppure la malattia dello zucchero è molto più diffusa di quel che si pensi: nel nostro Paese a esserne colpito è più o meno il 7% della popolazione, che corrisponde a 5 milioni di persone. Tuttavia, almeno un altro milione di persone è diabetico ma non sa di esserlo, dal momento che non ha mai verificato la glicemia.
Per quanto riguarda il diabete di tipo 1, non ci sono evidenze scientifiche relative al fatto che particolari farmaci o uno stile di vita specifico permettano di prevenire la malattia. Diverso è il discorso nel caso del diabete di tipo 2: si sa che tra i più significativi fattori di rischio ci sono l’eccesso di peso e la sedentarietà.
Una persona con un peso normale, infatti, ha una probabilità di ammalarsi di diabete 10 volte più bassa rispetto a quella di una persona obesa. Il rischio è minore per chi consuma verdure e cereali integrali.
L’unico modo per diagnosticare precocemente il diabete, visto che la malattia può fare la sua comparsa in maniera asintomatica, è quella di misurare periodicamente i livelli di glicemia nel sangue. Rilevare il diabete nella sua fase iniziale significa avere la possibilità di pianificare una strategia di controllo della malattia, evitando in tal modo complicanze a lungo termine (cardiovascolari, renali, oculari).
Chi ha scoperto di essere affetto da diabete, a maggior ragione, deve monitorare la concentrazione ematica del glucosio: in tal caso si consiglia di effettuare all’incirca ogni tre mesi il test dell’emoglobina glicata.
Un recente studio, del resto, ha dimostrato che un costante monitoraggio migliora il controllo della glicemia e – di conseguenza – la qualità della vita di chi è affetto da questa patologia. Grazie ai nuovi tool a disposizione il paziente può autogestirsi e – rendendosi conto di eventuali oscillazioni della glicemia – può intervenire in maniera adeguata.
Se desideri velocizzare i tempi della diagnosi puoi optare per un prelievo del sangue in farmacia, in modo da evitare prenotazioni, code negli studi medici e giorni di attesa per ottenere i risultati dell’esame. Oggi questi esami sono molto affidabili nei risultati visto che sono effettuati con strumenti di qualità pari a quelli ospedalieri: ma attenzione, bisogna rivolgersi a professionisti che abbiano i migliori macchinari.
La misurazione avviene con una pratica veloce e indolore: attraverso una goccia di sangue capillare prelevata dal polpastrello, potrai sapere in men che non si dica se i tuoi livelli glicemici hanno superato o meno il livello di guardia.
www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/diabetes
Questa pagina contiene informazioni rivolte esclusivamente agli operatori sanitari, in conformità a quanto previsto dall’art. 24 del D. Lgs. n. 219/2006 sui dispositivi medico-diagnostici in vitro e successive circolari ministeriali. Per proseguire selezionare “Accetto”, altrimenti selezionare “Non accetto”.